Ci sono giornate che rimangono incastonate nella memoria come fotografie perfette.
Concorezzo, 2024, è stata una di quelle. Il cielo sembrava trattenere il respiro insieme a noi mentre Daniele prendeva la rincorsa verso l’asticella piazzata a 285 cm: un muro, un sogno, una sfida.
L’attimo prima del salto
Il silenzio era quasi irreale. Si sentiva solo il rumore leggero delle ruote sulla pista, quel ritmo costante che preannuncia qualcosa di grande. I compagni di squadra si scambiavano sguardi tesi ma carichi di speranza. Il pubblico osservava immobile, coach Susy, con le mani strette e lo sguardo fisso sull’asticella, sembrava trattenere il respiro come se anche un singolo fiato di troppo potesse disturbare la magia.
Il volo
E poi… è successo.
Daniele si è sollevato, elegante e potente, come se il tempo si fosse allungato apposta per farci godere ogni millimetro di quel volo. Quando il suo corpo ha superato l’asticella sembrava non toccare più terra, sospeso tra il possibile e l’impossibile.
Per un secondo eterno, silenzio totale.
Poi l’asticella è rimasta lì. Immobile. Ferma. Vittoriosa.
E noi presenti siamo esplosi.
L’esplosione di emozioni
La pista si è trasformata in una festa improvvisa: adrenalina pura che correva nelle vene, le urla liberatorie, le mani alzate, la corsa verso Daniele. I suoi compagni lo hanno travolto in un abbraccio collettivo che profumava di fatica, sogni e amicizia.
Dalle tribune è arrivato un boato incredibile: applausi, fischi di gioia, chi si è alzato in piedi, chi ha filmato, chi ha urlato il suo nome. Per qualche istante tutto il centro sportivo è stato un’unica grande famiglia, unita da quel salto che aveva appena scritto un pezzo della nostra storia.
Dopo il salto, la consapevolezza
Quando finalmente abbiamo ripreso fiato, Daniele sorrideva. Quel sorriso che conosciamo bene: quello di chi osa, di chi ci crede fino in fondo, di chi vola davvero. Guardandolo festeggiare insieme ai suoi compagni, è stato chiaro che quel gesto non era solo un risultato: era un messaggio.
Che i limiti si superano, che il lavoro conta, che la passione muove più lontano delle gambe.
Conclusione
Il 2024 a Concorezzo non lo dimenticheremo mai,
per i numeri, per i metri, ma anche per l’emozione collettiva che ci ha attraversato. Per quel salto che ci ha insegnato che, quando uno di noi vola, voliamo tutti.
E sì… ogni tanto riguardiamo quel momento.
E ogni volta, ci batte ancora il cuore come allora.

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